a cura di Roberta Cipollini
Franco Angeli, 2012
Le popolazioni romanes rappresentano la minoranza transnazionale più numerosa d'Europa. Pur presente in ogni società, il popolo romaní è rimasto appartato, poco conosciuto nei valori culturali che ha tenacemente conservato nel corso dei lunghi secoli seguiti alla diaspora dalle regioni del nord-ovest dell'India, spesso temuto, tenuto ai margini, perseguitato. Esso ha proiettato nelle società in cui si è insediato l'ombra di un popolo difforme, non assegnabile ad alcun territorio. La ricerca indaga le caratteristiche socio-demografiche, l'organizzazione sociale, i percorsi di mobilità territoriale che hanno condotto a Roma reti di famiglie profughe dalle guerre e dalle condizioni di deprivazione sociale e culturale sopravvenute nell'est europeo, e la realtà socio-culturale di alcuni "campi nomadi": strutture transitorie, perlopiù lontane dal contesto urbano e segnate da degrado e isolamento relazionale. Ne è emersa l'immagine di un popolo giovane, la cui organizzazione sociale è basata sulla famiglia allargata, che è giunto a Roma dopo un graduale percorso di avvicinamento tracciato dai legami familiari e comunitari. La rappresentazione dei rom come nomadi ha segnato il loro destino: la predisposizione dei "campi sosta" come unica possibilità di insediamento in attesa che essi decidano di riprendere il viaggio (scheda editoriale).
Franco Angeli, 2012
Le popolazioni romanes rappresentano la minoranza transnazionale più numerosa d'Europa. Pur presente in ogni società, il popolo romaní è rimasto appartato, poco conosciuto nei valori culturali che ha tenacemente conservato nel corso dei lunghi secoli seguiti alla diaspora dalle regioni del nord-ovest dell'India, spesso temuto, tenuto ai margini, perseguitato. Esso ha proiettato nelle società in cui si è insediato l'ombra di un popolo difforme, non assegnabile ad alcun territorio. La ricerca indaga le caratteristiche socio-demografiche, l'organizzazione sociale, i percorsi di mobilità territoriale che hanno condotto a Roma reti di famiglie profughe dalle guerre e dalle condizioni di deprivazione sociale e culturale sopravvenute nell'est europeo, e la realtà socio-culturale di alcuni "campi nomadi": strutture transitorie, perlopiù lontane dal contesto urbano e segnate da degrado e isolamento relazionale. Ne è emersa l'immagine di un popolo giovane, la cui organizzazione sociale è basata sulla famiglia allargata, che è giunto a Roma dopo un graduale percorso di avvicinamento tracciato dai legami familiari e comunitari. La rappresentazione dei rom come nomadi ha segnato il loro destino: la predisposizione dei "campi sosta" come unica possibilità di insediamento in attesa che essi decidano di riprendere il viaggio (scheda editoriale).