di Vittorio Giacopini
Saggiatore, 2017
Colli, fiumi, piazze gremite, chioschi dei giornali. Lezzo di benzina e sudore. È Roma, latrina del mondo, sommersa dai gorgoglii delle fogne, dalle piogge acidule di aprile, dalle minzioni degli accattoni. Roma scavata dai cunicoli sotterranei, dove preti e topi scappano. I centurioni che difendono un Colosseo fatiscente hanno tatuaggi tribali e fumano smorzando le cicche sulla suola dei calzari. Il Tevere rigetta le sue acque bionde sui marciapiedi, e in ogni momento sembra possa sommergere i quartieri nobili della capitale. I turisti invadono le strade con il loro afrore barbaro e si ritraggono in bermuda davanti ai Fori Imperiali. Per questo Roma è il più spregevole dei paradisi, e stanotte deve sprofondare.
Il piano di Lucio Lunfardi, ex giornalista e ora abominevole sobillatore, è chiaro: non darla alle fiamme come Nerone. Roma va annegata nelle sue stesse acque, fino a farne un acquitrino, una cloaca a cielo aperto, un liquame immortale. È l'unico modo per arrestare uno sfacelo millenario. Stanotte, dopo interminabili notti, Roma è pronta a morire. Con Roma Vittorio Giacopini forgia il nuovo mito della città eterna al culmine della sua rovina. Una narrazione epica e visionaria, capace di trattenere nella viscosità di una lingua immaginifica le perversioni e le fantasie di un anarchico che, insieme alla sua banda scapestrata, incarna il sentimento comune dell'Urbe: quello autodistruttivo ma confusionario, rivoluzionario ma ozioso. È la Roma dei sogni impossibili, svaniti per indolenza o realizzati soltanto per caso (Scheda editoriale).
Saggiatore, 2017
Colli, fiumi, piazze gremite, chioschi dei giornali. Lezzo di benzina e sudore. È Roma, latrina del mondo, sommersa dai gorgoglii delle fogne, dalle piogge acidule di aprile, dalle minzioni degli accattoni. Roma scavata dai cunicoli sotterranei, dove preti e topi scappano. I centurioni che difendono un Colosseo fatiscente hanno tatuaggi tribali e fumano smorzando le cicche sulla suola dei calzari. Il Tevere rigetta le sue acque bionde sui marciapiedi, e in ogni momento sembra possa sommergere i quartieri nobili della capitale. I turisti invadono le strade con il loro afrore barbaro e si ritraggono in bermuda davanti ai Fori Imperiali. Per questo Roma è il più spregevole dei paradisi, e stanotte deve sprofondare.
Il piano di Lucio Lunfardi, ex giornalista e ora abominevole sobillatore, è chiaro: non darla alle fiamme come Nerone. Roma va annegata nelle sue stesse acque, fino a farne un acquitrino, una cloaca a cielo aperto, un liquame immortale. È l'unico modo per arrestare uno sfacelo millenario. Stanotte, dopo interminabili notti, Roma è pronta a morire. Con Roma Vittorio Giacopini forgia il nuovo mito della città eterna al culmine della sua rovina. Una narrazione epica e visionaria, capace di trattenere nella viscosità di una lingua immaginifica le perversioni e le fantasie di un anarchico che, insieme alla sua banda scapestrata, incarna il sentimento comune dell'Urbe: quello autodistruttivo ma confusionario, rivoluzionario ma ozioso. È la Roma dei sogni impossibili, svaniti per indolenza o realizzati soltanto per caso (Scheda editoriale).